Non da soli
30
Gen

Non da soli, una sensazione che ho provato sulla mia pelle.

Chiara, suo marito e i suoi bambini sono stati la prima famiglia che abbiamo accompagnato con “Non da soli” in un viaggio difficile.  La ringraziamo per aver voluto condividere con i nostri lettori la sua esperienza.

 

La solitudine è il sentimento im­perante, che va a braccetto con l’ansia, con la preoccupazione, con la disperazione che da un giorno all’altro può invadere la vita e sconvolgere una famiglia quando viene diagnosticata una patologia on­cologica. Non voglio parlare dei pas­saggi medici, pratici e obbligati, ma della mano tesa che abbiamo trovato in quella corsia e che non ci ha mai lasciati. Un abbraccio a 360 gradi, co­stante, da cui nessuno è stato escluso.

L’aspetto più importante è stato la continuità con cui questo prezioso aiuto è stato e viene dato ancora ades­so. La nostra dottoressa ci ha raggiun­ti ovunque, in reparto, a fianco di chi portava il peso della malattia, in cor­sia con me e i genitori e soprattutto ovunque fossero i bambini. Ci sono stati incontri vigilati dalla sua presen­za, con il sorriso sempre sulle labbra, rassicurante per noi grandi che mol­to spesso non sapevamo bene cosa e quanto dire; ci sono stati disegni fatti in studio, fatti a casa per lei e fatti a scuola, che parlavano di quello che vi­vevamo, e ogni volta potevamo capire dalle sue parole in che direzione an­dare. Ci sono ancora adesso le “emer­genze” e so che una parola per noi c’è sempre, per capire cosa fare, per alleg­gerire le ansie e la stanchezza che una mamma, in alcuni momenti, si trova a fronteggiare.

Per i bambini rimarrà sempre un’a­mica di famiglia che giocava con loro o parlava con noi genitori senza mai nascondere niente, senza mai parlare a bassa voce, senza mai escluderli da di­scorsi “da grandi”, senza mai trattarli da bambini piccoli, quali sono, perché dovevano in qualche modo prepararsi a una prova più grande di loro, ingiu­sta e che ci ha cambiati per sempre.

Ci ha cambiati ma non fermati, ci ha fatto capire che chi non c’è più avreb­be voluto solo il nostro bene e questa Associazione, in particolare la dotto­ressa Paggetti, con il progetto “Non da Soli”, ci ha alleggerito e fatto attraver­sare, tenendoci per mano, uno stato d’animo purtroppo comune a chi si trova a vivere una prova di questo ge­nere: la solitudine

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