ASSOCIAZIONE GENITORI CONTRO IL CANCRO INFANTILE
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Volontari Noi per Voi-Associazione Genitori contro Leucemie e Tumori Infantili

IL GRUPPO DEI VOLONTARI

Noi per Voi - Meyer 23

Il gruppo dei volontari formati è composto attualmente da circa 120 persone: ognuna di loro ha seguito l’iter previsto dall’associazione ovvero selezione inziale, corso di formazione, tutoraggio nell’attività, partecipazione alla formazione continua. Sono poi andati ad ampliare la rete di supporto psicosociale.

 

Il gruppo è formato prevalentemente da donne; l’età è ampia: dai 20 ai 70 anni.

Alcuni di loro fanno parte dell’associazione da svariati anni, altri sono arrivati più di recente (ogni anno si svolge un corso di formazione).

Alcuni hanno svolto attività in tutti gli ambiti di intervento, altri hanno dedicato le proprie energie ad uno specifico settore.

Generalmente si invitano le persone a fare varie esperienze in modo da arricchire la loro esperienza.

Alcune Testimonianze dei Volontari Noi per Voi

“Penso al volontariato e non immagino più un’attività dai confini  sfumati, indefiniti, infarcita talvolta solo dalla retorica del “fare del bene agli altri”, ma la mia mente accoglie immediatamente tanti volti di adulti, di bambini che ho avuto modo di conoscere e che fanno parte in qualche maniera della mia vita di relazione…Tanti volti dallo sguardo vivo, intenso, desideroso di condividere l’esperienza dura che la malattia li ha costretti ad affrontare.

Sguardi diretti alla ricerca di una parola di speranza, di conforto che serva ad allontanare, anche solo per poco, le paure, le ansie che certe esperienze trasmettono.

Non mi pongo quasi più l’interrogativo assillante “sarò capace di…?”, ma cerco, momento per momento, situazione per situazione, di stare in ascolto, di osservare ciò che sto affrontando e di essere più “vicina” a chi in quella precisa circostanza si sta rivolgendo a me. Questa non è certamente una garanzia né per me né per gli altri di riuscire nella pratica di “aiuto”, ma sono abbastanza sicura che spesso si sprigioni un’energia in grado di lenire le brucianti ferite che tanti devono subire.

Penso al volontariato non più in astratto, ma ricordo i sorrisi, le lacrime, i silenzi, gli sfoghi, gli abbracci che ho condiviso con persone che non mi sono venute a cercare, ma che, incontrandomi, hanno aperto uno squarcio nella loro vita e mi hanno invitato a farne parte, partecipando a momenti piacevoli e a momenti più duri: l’entusiasmo per una risonanza dal segno positivo, il dolore per certi esiti della malattia, la tensione dell’attesa, la calma e la distensione di qualche momento ludico.

Penso al volontariato e alla ricchezza di opportunità, perché  mi ha offerto di scoprire tanti aspetti diversi dell’animo umano messo a nudo dall’esperienza della sofferenza.

Penso al volontariato e alla riscoperta della semplicità di alcuni gesti che riescono in certi momenti ad avere una rilevanza straordinaria.
Penso al volontariato e associo immediatamente le mie azioni a quelle di tutti gli altri volontari che, come me, giorno dopo giorno, muovono i loro discreti passi nei reparti, negli alloggi  che ospitano i bambini che vengono da lontano ed è da questo “sentire” che traggo la forza e mi ricarico anche quando le situazioni che si presentano non sono facili. Ho la sicurezza di portare con me  un “bagaglio”  di speranza, di attenzione che può trasformarsi in un alleggerimento delle tante preoccupazioni.

Ritengo che non sia importante raccontare gli episodi che mi suggeriscono queste considerazioni, perché in tal caso ci vorrebbe molto spazio. E’ significativo, invece, il fatto che una come me, che si è avvicinata circa un anno fa al volontariato piena di dubbi e di esitazioni, abbia acquisito alcune certezze: a chi ha “fatto del bene” l’esperienza?
Silvana

“Sembra retorica affermare che la vita ti porta dove devi andare .. quando sei pronto. Con mio grande stupore questo cammino con la “Noi per Voi” è cominciato nel 2008, con la volontà di impegnare il mio tempo libero per gli altri; calamita della decisione:  i bambini.

E così passo dopo passo il test, il corso, gli incontri, gli approfondimenti, le riunioni .. e poi eccomi catapultata nell’avventura.   Ma si è mai preparati abbastanza per vivere il dolore , la sofferenza altrui, accettare che non si può cancellare ed impedire di essere, bensì condividere per rendere il fardello meno schiacciante e soffocante per chi lo vive in prima persona?

Così ti ritrovi accanto ad un bambino che sembra non volerti, che non sorride, che sente dolore, ma tu resti lì, accetti i suoi tempi e come per magia ti dice la sua prima parola oppure ti porge un gioco: i vostri momenti si intrecciano e volano accompagnati da risate, grandi chiacchierate, sguardi complici ed una mamma, che non lo avrebbe lasciato, decide che può andare tranquilla a prendersi un caffè.  Oppure un papà che ti molla il suo piccolino di 7 mesi, perché ha bisogno di uscire a fumarsi una sigaretta e ti senti smarrita ed incredula, guardi la tua compagna volontaria senza sapere come poterlo toccare per non  fargli male fra tutti quei tubicini che lo attraversano e lo circondano.  Nel frattempo l’altro bambino che si trova nella stessa stanza urla a più non posso: niente che lo possa interessare, ma poi  l’altra volontaria riesce a tranquillizzarlo ed il tono della voce diventa dolce, sereno e succede che il piccolino chiude gli occhi e si addormenta, Incredibile, non ci credi tu, non ci crede la tua compagna,  ma non riesce a crederci neanche il papà che rientra e decide che è sicuramente un ottimo momento per tornare ancora a prendere aria.

Capita di diventare la famiglia aggiuntiva di una bambina e di una mamma sradicate dalla propria famiglia, dalla propria casa, dai propri affetti, da una vita normale, da un altro Paese. Non sai come questo legame possa essere diventato così forte, ma poi ripensi a quei tanti momenti difficili, ai silenzi,  alle lacrime non versate, alle incertezze, alle speranze, il tutto condiviso semplicemente essendoci.  Il suo sorriso ed il suo abbraccio non è possibile dimenticare .. è in me, è diventato parte di ciò che io oggi sono.

Poi il suo slancio a prendere delle figurine porgendomele mi chiede di portarle ai bambini in ospedale ed allora le dico: “Vuoi dire che mi permetti di andare dagli altri bambini ?”   “Sì, sì…”

Per più di due mesi le ho viste da lontano attraverso i vetri della loro stanza dove è stato tentato il tutto per tutto .. continuare ad esserci … e quando un giorno di primavera,  la mamma mi disse: “Paola respira questa aria azzurra anche per me, per noi… “,  da allora tutte le mattine mi rendo conto che sono fortunata di poter uscire,  di poter respirare …  sembra scontato, ma non lo è … e questo è un regalo che non posso dimenticare ..Condividere anche con gli altri volontari, confrontare le proprie emozioni,  le proprie difficoltà, confessare i propri sbagli; nessuno è più o meno bravo di un altro, si tratta di crescere insieme.  Il gioco di squadra è inevitabile, indispensabile, vincente, soprattutto nel domiciliare.

Fra di noi c’è sempre stato uno scambio continuo e costante di dubbi, di riflessioni, di gioie, ma anche di sconforto, di paure ed in questi momenti abbiamo realizzato che se non avessimo condiviso tutto fino a quel momento, forse non ce l’avremmo fatta. Cresce il rispetto per la vita propria e per gli altri: non è sicuramente facile ottenere il permesso di entrare in quella altrui e non lo si può pretendere, ma ci si arriva con il silenzio, essendoci con semplicità. Accetto le sfide, accetto di mettermi in discussione perché ho voglia di crescere, di vivere nel qui ed ora, accetto di sentire ed ascoltare la mancanza e la tristezza di chi e per chi non c’è più, di coloro che sono entrati nel mio cuore e non ne usciranno più e soprattutto per i tanti che ancora sono sicura che lascerò entrare.
Paola