Chi dona non deve mai ricordarlo, chi riceve non deve mai scordarlo!
Solo un anno fa, una mattina, incontrai Donatella, la responsabile del Servizio Psicologico e Psicosociale della Noi per Voi: volevo capire se era il momento di intraprendere questo nuovo cammino. Entrai in punta di piedi e timorosa di incontrare una realtà lontana dal mio vivere, ma la solarità e naturalezza di Donatella mi trasmisero positività e familiarità….mi ritrovavo in quella schiettezza e in quegli sguardi sicuri e sinceri. Era un periodo particolare della mia vita dove cercavo risposte e certezze e ritenni che il confronto, l’ aiuto, la condivisione, l’apertura su realtà dolorose mi avrebbero aiutato a ritrovare l’equilibrio emotivo che tanto cercavo. Sentivo in me il desiderio di mettermi in gioco con i miei sentimenti donandoli ad altri. Volevo anche mettere a disposizione il profondo amore che provo per i bambini: contornano la mia vita da anni, non solo come mamma, ma anche come insegnante. Ho avuto l’onore di vederli e respirarli sotto mille sfaccettature e sono stati e sono stimolo, ricchezza, forza, gioia…. Li vedo arrabbiarsi, gioire, emozionarsi, piangere… chiedere affetto, aiuto, complicità, risposte… .
E’ stato così che, in parte, ho sentito anche la riconoscenza di provare a condividere con loro anche momenti meno semplici e maggiormente difficili nelle relazioni, come quelli che si potevano presentare la domenica mattina andando in reparto. La cosa straordinaria e quasi magica e’ che uscivo da quelle ore con un senso di gratitudine immensa per aver ricevuto qualcosa di unico e prezioso: una molteplicità di linguaggi. In reparto si comunica con le parole, con il cuore, con gli occhi, con i silenzi, con un pupazzo… non ci sono confini di espressione, ma solo tanto tantissimo rispetto.
Ricordo una delle prime mattine: con Patrizia, volontaria con tanta esperienza, entrammo nella stanza di un E.: ci coinvolse subito facendoci un interrogatorio sulla nostra conoscenza degli altri volontari per poi divertirci con giochi di magia. Rimasi spettatrice attiva di lui, della sua mamma e della bimba cinese del letto accanto. Gustavo i suoi sorrisi e le sue parole. E. non ci voleva più mollare. Appena uscita, Patrizia con dolcezza mi spiegò che nella stanza eravamo già tanti, avremmo rischiato di togliere ossigeno ai bambini. Forse quel giorno fu proprio così: E. mi aveva donato il suo ossigeno che porterò dentro di me come una delle più belle e sincere esperienze.
Da ormai tanto tempo tengo una frase scritta fra le note del mio cellulare che ogni tanto rileggo:“Chi dona non deve mai ricordarlo, chi riceve non deve mai scordarlo!”.
Non credo di dover aggiungere altro, se non un grazie di cuore per tutto quello che ho ricevuto.
Beatrice