La storia del “volontario” Marco Salvadori

Riunione volontari Noi per Voi

I volontari sono l’asse portante di Noi per Voi e ogni tanto è bene raccontarne le storie, anche per capire da dove nasce, in loro, la voglia di impegnarsi gratuitamente per gli altri.

E se è vero che ogni storia è particolare, quella di Marco Salvadori, classe 1952, fiorentino doc, “dentro le porte”, lo è forse più di altre e merita di essere narrata.

Intanto per il profilo professionale di Marco, che oggi è in pensione ma fino a due anni fa era proprietario di una pellicceria che esisteva fin dal 1938, la più antica della Toscana.

Poi perché la propensione al volontariato, dentro la sua famiglia, ha origini antiche: “I miei abitavano  a San Frediano. Mia nonna, che era una cottimista tipografa, quando usciva dal lavoro, il venerdì o il sabato, passava dall’Istituto degli Innocenti e chiedeva se c’era qualche bambino da prendere per tenerlo il fine settimana. Lei ha vestito tanti neonati. Io ho trovato delle sue tessere della Misericordia del 1914.”

Quindi perché, prima di arrivare a conoscere la nostra Associazione, ha fatto parte della Misericordia, ha seguito e segue un gruppo di ragazzi con problemi psichiatrici, è un volontario dell’ATT.

E soprattutto perché dal 2002, insieme a sua moglie, è protagonista di una storia straordinaria di altruismo e di coraggio. Ha in affido una ragazza, che allora era una bambina di cinque anni, venuta dall’Albania a seguito della Missione Arcobaleno, durante gli ultimi scampoli delle guerre balcaniche. Non una bambina qualsiasi, ma una bambina-lupo, cioè una selvaggia cresciuta senza regole e senza contatto con i propri simili: “L’abbiamo presa dall’Ospedale degli Innocenti, dove avevamo fatto il corso per diventare affidatari, e l’abbiamo trovata denutrita, che camminava a quattro zampe, in preda a crisi epilettiche, senza alcuna norma comportamentale. Il tentativo di ricongiungerla alla madre che era già in Italia è più volte fallito ed è rimasta con noi.”

Molti sono sbalorditi di questa scelta, ma la soddisfazione di Marco nel raccontare dei progressi della sua pupllla – nonostante i molti problemi, specie relazionali, ancora presenti – e di quando la porta a cavallo, in piscina, a fare i capperi e l‘ortica o dalle sue amiche, è evidente.

E Noi per Voi, l’ultima tappa (di sicuro non quella finale) di una vita consacrata al volontariato e alla voglia di stare con gli altri? “Mi consigliarono di fare il corso per volontari proprio dentro l’ATT e lì ho conosciuto e avuto modo di apprezzare la Dottoressa Donatella Paggetti e gli altri ragazzi. Anche perché uno non ci pensa ma imparare come relazionarsi e come stare con gli altri è fondamentale. Poi ho iniziato subito a operare come volontario prima al CTO e poi a Neuro Oncologia, presso il Meyer. Mi piace il modo in cui il lavoro viene organizzato e devo dire di aver trovato un ambiente molto aperto e collaborativo, nel quale spicca la presenza di tanti giovani, specialmente di ragazze, nonostante si tenda a dire che i giovani di oggi sono restii ad aiutare il prossimo.”

“I veri problemi – conclude ridendo – li creo io, perché sono l’unico a non avere un computer”.

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