30 anni di Noi per Voi Onlus
10
nov

TRENTA ANNI DI “NOI PER VOI” – TESTIMONIANZE

Per tutto il 2016 abbiamo parlato dei 30 anni di Noi per Voi, e di cosa ha realizzato al servizio dei bambini ricoverati al Meyer e delle loro famiglie.

Ma cosa è stata l’Associazione per chi vi svolge ruoli dirigenziali, volontaristici o professionali?

Serena Biagioni (Responsabile coordinamento attività e gestione dati) ricorda che stava cercando una Onlus a cui dedicare il suo tempo. Alla fine ho aderito al corso di formazione, organizzato da Noi per Voi, per creare un team di volontari che avrebbe assistito i pazienti in Oncologia al Meyer. Nel 2004 inizia a fare la volontaria e quando mi imbatto nella riorganizzazione dei dati storici dell’Associazione ne scaturisce un vero e proprio lavoro. Nei suoi ricordi rimarrà il periodo dedicato a una famiglia che veniva dalla Palestina, composta da quattro bimbi da 1 a 14 anni, due dei quali avevano subito il trapianto di midollo donato dagli altri due. Tutti noi volontari ci siamo succeduti a casa dei ragazzi, senza mai lasciarli soli, e abbiamo provveduto a nutrirli e a tenerli puliti e in ordine.

Arianna De Marco (ex paziente) è stata in cura al Meyer, nel 2002, prima per un’anemia e poi per un Linfoma di Hodgkin, ma si è avvicinata all’Associazione una volta guarita. Col tempo cominciavano a farsi strada in me la consapevolezza di quanto fossi stata fortunata e volevo trasformare questa fortuna in qualcosa di produttivo. Ora faccio parte del Consiglio Direttivo come ex paziente. Ma tutto inizia una domenica prima di Pasqua. Era il momento di cercare le uova. Andai di corsa al Centro Coop di Gavinana, perché c’era un banchino. Mi misi a parlare con Marialisa. Le raccontai la mia storia e a lei venne naturale “reclutarmi” per i gruppi di sostegno che si tenevano in reparto per i genitori dei piccoli al momento in cura. La settimana dopo andai a parlare con Donatella.

Andrea Galli (infermiere) conosce Noi per Voi nel dicembre del 1987, quando chiesi di essere trasferito nel reparto di Oncoematologia del Meyer (precedentemente avevo lavorato 11 anni in Psichiatria e 3 anni in Medicina Generale e avevo avuto una breve esperienza di Chirurgia). E aggiunge: Ho lavorato nel reparto di Ematologia prima, poi Oncoematologia dal dicembre del 1987 fino a Maggio del 1999, data del mio pensionamento. Nel 2002 mi fu proposto di rientrare in rapporto di libera professione e ci rimasi fino ad aprile del 2006. Questo fu possibile anche grazie al contributo di Noi per Voi.

Stefano Guidi (volontario) nel 2003 legge di noi sulla rivista “Informatore” mentre sta facendo la spesa alla Coop. Mando una mail alla Dott. Paggetti e da lì inizio il corso di formazione per volontari. Da allora ha prestato la sua opera in Oncologia per diversi anni. Ultimamente ho partecipato a diversi eventi, compreso Trenta ore per la vita in TV. In questo momento io e altri due volontari facciamo parte del Consiglio direttivo. Divertente un aneddoto citato. Ricordo un gruppo di famiglie di curdi che volevano visitare a tutti i costi le varie città toscane, da Pisa a Livorno. Le mie discussioni con il mediatore per cercare di fargli capire che non era semplice visitare luoghi così lontani. Con la mia macchina stracolma di bambini che nel frattempo mi spiaccicavano il gelato sul tetto dell’auto.

Giuseppe Oliveri (genitore di ex paziente e attuale Segretario dell’Associazione) si interfaccia con Noi per Voi a cominciare dal 2006, durante il ricovero di suo figlio nel reparto di Oncoematologia del Meyer. Successivamente mi sono impegnato in raccolte fondi, condivisione obiettivi e reciproco scambio di idee per il raggiungimento dello scopo dell’Associazione. Con altri genitori e volontari, abbiamo dato vita ad una piccola rete interprovinciale. Il ricordo più bello è la gratitudine negli occhi dei genitori conosciuti nel corso degli incontri periodici in reparto e, in seguito, durante l’accoglienza alle famiglie in primo ricovero.

Donatella Paggetti (psicologa e coordinatrice dei volontari) entra in scena nel 1999, quando l’Associazione stava pensando di introdurre la figura dello psicologo in reparto per poter dare un sostegno alle famiglie. Fino a quel momento non c’era mai stato niente del genere. Una delle cose piacevoli che rimane è l’atmosfera che per tanti anni si è respirata nel reparto e nell’Associazione: un clima che “faceva casa”, familiare…. Come in tutte le famiglie non mancavano idee diverse, talora conflitti, ma si respirava a pieni polmoni la voglia di fare un viaggio insieme condividendo uno stesso obiettivo. E questo è stato molto importante anche per sostenere il peso emotivo che comporta lo stare a contatto con la malattia e la disperazione.

 

 

 

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