Estate? Una storia di odio e amore
19
lug

Estate? Una storia di odio e amore

Quando mi chiedono cosa mi piace dell’estate, non ho dubbi: il mare. Mi piace tutto del mare: la sabbia sotto i piedi, il sale sulla pelle, il rumore delle onde; amo passeggiare in riva, fare il bagno, asciugarmi al sole e rincorrere l’ombra che si sposta di continuo.

Eppure, c’è stato un anno in cui l’estate l’ho odiata. Una riprova del fatto che la malattia capovolge le vite di chi si ritrova ad affrontarla. Le giornate diventano interminabili; sei in vacanza ma la routine è sempre la stessa: tra la rabbia e la noia percorri il solito tragitto casa – ospedale, ospedale – casa. E poi al mare non ci vai. Niente sabbia bollente, niente sale sulla pelle, niente bagni, niente passeggiate.

Ti resta solo un l’invidia per i tuoi amici abbronzati e il dubbio che la tua nuova stagione preferita potrebbe diventare l’inverno. Tutto questo però perché ancora non sai che quando il medico ti lascerà tornare al mare sarà come un’esplosione di felicità di una nuova prima volta. Ritroverai la sensazione della sabbia sotti i piedi, il calore del sole, il sale sulla pelle.

E forse ci riferiamo un po’ anche a questo quando diciamo che la malattia insegna ad apprezzare le piccole gioie della vita: ciò che momentaneamente ti toglie, non puoi che apprezzarlo ancora di più appena lo ritrovi. E adesso, in cima alla lista di buoni motivi per amare l’estate, c’è il dolce far niente davanti a quella distesa azzurra dalla quale qualche medicina mi ha tenuto lontana per un po’.

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